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L'infedele   

L'infedele


Stefania Atzori

Economici. Rizzoli 2003.
ISBN 9788817106610
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Descrizione della casa editrice

Tra il 1999 e il 2000 la televisione e la stampa italiane hanno dato ampio spazio al dramma di Stefania Atzori, rifugiatasi con le figlie Erica e Marta nell'ambasciata italiana in Kuwait per sfuggire alle minacce dell'ex marito, un avvocato egiziano, che pretendeva l'affidamento delle figlie. Dopo la felice conclusione della vicenda, Stefania Atzori decise di raccontare la sua avventura "pensando alle occidentali che si innamorano di un musulmano e vanno incontro a un matrimonio misto senza sapere nulla del mondo islamico". Questo sofferto memoriale racconta la storia di una donna italiana che, giovanissima, sposa un arabo e ben presto si scontra con i pregiudizi e le discriminazioni verso le donne, ma è anche un viaggio nel fascino di un mondo sognato, nei profumi dell'Oriente, nei silenzi e nella limpidezza delle notti stellate del deserto. E' una storia crudele di amore - per un uomo e per un mondo - che diventa odio e sofferenza; è una drammatica denuncia dello stato di sottomissione delle donne nei paesi islamici, non tanto a causa dei precetti religiosi ma per la consapevole distorsione di quei precetti da parte del potere maschile. E' la riflessione di una donna che ha vissuto sulla propria pelle un aspro scontro fra due culture. E' il diario di una madre che ha trovato nell'amore delle figlie e per le figlie la forza per liberarsi da un'ingiusta oppressione e riprendere in mano la propria vita.



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Molte donne musulmane hanno denunciato coraggiosamente una disparità sul piano della tutela dei diritti nella società islamica più in generale, e in quella araba in particolare. Una disparità che non è quella descritta dai "neocon", ovvero le donne "comprate e vendute a suon di cammelli", ma dovuta alla mancanza di leggi che tutelino il gentil sesso nel caso di abusi domiciliari o di divorzio. E' una realtà a cui stanno facendo fronte numerosi paesi musulmani, dove comunque la situazione delle donne non era così disastrosa (come, per esempio, in Arabia) con leggi laiche o ispirate ad una corretta interpretazione dell'Islam: la Tunisia e l' Egitto solo per fare un esempio.
Oggi, perfino in Arabia Saudita si percepiscono tenui segnali di cambiamento, come ad esempio il permettere alle donne per la prima volta di guidare le proprie macchine (sic!). Le donne che hanno permesso ciò lo hanno fatto denunciando coraggiosamente queste realtà, scrivendo libri che sono stati tradotti in decine di lingue e che oggi sono annoverati fra i best-seller. E non hanno fatto sconti a nessuno: Tehmina Durrani, nel suo libro "Schiava di mio marito", ha raccontato tutte le violenze ed angherie, umiliazioni e tradimenti subiti dal marito, eminente uomo politico del Pakistan - detto Leone del Punjab - ovvero Mustafa Khar. La principessa Sultana (quest'ultimo uno pseudonimo), principessa saudita di sangue reale, dettò un libro, "Dietro il velo", che ha raccontato la totale mancanza di diritti e di autonomia in Arabia Saudita, valevole anche per le donne di alto rango.

Ma cosa rende questi libri diversi, per esempio, dall' "Infedele" di Stefania Atzori, libro che si è rivelato un totale flop editoriale? Cosa rende "Schiava di mio marito" e "Dietro il velo" più attendibili e più interessanti, della storia della Atzori che comunque viene presentata come una storia realmente accaduta e che ha avuto anche una buona copertura mediatica soprattutto in Italia? Il fatto che, nonostante la vergognosa situazione che hanno dovuto affrontare, queste donne non hanno mai pensato di attribuire alla religione islamica la colpa delle loro tragedie, ben conscie della stupidità di un simile ragionamento. Stefania Atzori invece, nonostante i suoi cosiddetti "13 anni da musulmana" e i suoi "lunghi ed approffonditi studi sull'Islam", non solo dipinge l'Islam come fonte dei suoi guai domiciliari e burocratici, ma si spinge fino a condurre, dalle pagine virtuali del suo blog, una paziente opera di diffamazione, basata su fatti o detti realmente accaduti ma che rappresentano solo una parte della realtà musulmana, che - come direbbe Magdi Allam - è una "realtà che si coniuga al plurale".
Jean P. Sasson, nei ringraziamenti iniziali del romanzo "Dietro il velo", che ha scritto a nome della Principessa Sultana basandosi sui suoi diari, dice infatti: "Grazie, Sultana, per aver coraggiosamente fatto sapere al mondo la tua vicenda. Nel prendere questa decisione audace hai contribuito a dare un volto umano agli arabi, un popolo poco compreso dall'Occidente. La mia speranza è che nel rivelare gli intimi dettagli della tua vita di donna araba, con tutte le sue gioie e i suoi dolori, tu possa cancellare gli stereotipi negativi che bollano il tuo popolo. Chi leggerà la tua storia capirà che, come tutti i paesi del mondo, l'Arabia Saudita ha aspetti sia buoni sia cattivi, mentre noi occidentali ne abbiamo visto finora solo quelli negativi. Come te, anch'io so che, nonostante i costumi primitivi che limitano crudelmente la vita delle donne nel tuo paese, molti arabi meritano il nostro rispetto e la nostra ammirazione per la lotta che combattono contro secoli di oppressione". E badate bene, non ha mica condizionato questo rispetto alla negazione dell'Islam, come fa e ha fatto la Atzori.

Tehmina Durrani si spinge oltre. Rivolgendosi ai suoi figli nella dedica dice: "Confido che questo libro li aiuti a trovare forza e coraggio per affrontare i nostri continui travagli. Voglio che si oppongano alla disonestà e facciano appello alla giustizia. Spero e prego che i loro valori siano basati sui veri principi dell'Islam, piuttosto che su un intepretazione distorta e di comodo". Ecco, proprio questa interpretazione "distorta e di comodo" caratterizza la produzione "letteraria" della Atzori, che - sulla scia della produzione letteraria della Fallaci - ha preso una deriva chiaramente antislamica e razzista. Nella speranza di vendere qualche copia in più, la signora Atzori, seguendo l'esempio della Fallaci, copre di fango chiunque sia - anche lontanamente - musulmano su portali di dubbia attendibilità che manipolano perfino i suoi stessi scritti.

Proprio per questi motivi consiglio a chi vuole informarsi sull'aspetto negativo a cui sono costrette alcune società femminili musulmane (perché, appunto, non tutti i paesi islamici sono caratterizzati dalla stessa condizione femminile) a comprare libri come quelli della Durrani o di Sultana. E' davvero indicativo come proprie le donne musulmane, pur essendo nate e vissute in quei contesti, e pur denunciandone aspramente i lati negativi, non se la prendano con l'Islam. Evidentemente lo conoscono meglio di chi si attribuisce "13 anni di studi approfonditi". I loro libri sono scritti col cuore e denunciano, con forza e senza indugi, realtà che devono cambiare subito. Ma siccome lo fanno con lo spirito, con la mente, con un'intelligenza e una sensibilità che mantiene le loro menti non offuscate da bassi istinti strumentali e dalla sete di denaro, hanno scritto libri attendibili che ti fanno tremare e gioire con loro.
(L'infedele)





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