Descrizione della casa editrice
Un volume che riesce a essere al tempo stesso esilarante autobiografia, racconto di un'odissea intellettuale e brioso trattato di giardinaggio empirico-teorico.
«Pollan, saggista e divulgatore di raffinata qualità [...], prende un tema a prima vista secondario (le tecniche di coltivazione dei giardini domestici) e ne fa il perno di una riflessione al tempo stesso rigorosa e divertente sui massimi sistemi (che cos’è la natura? e che cosa, parallelamente, sarebbe la civiltà?).» - Gianfranco Marrone, TTL - La Stampa
Dacché Nabucodonosor elevò i giardini pensili di Babilonia pur di lenire la nostalgia della sua sposa per le colline dell'infanzia, il giardino è sempre stato una seconda natura, foggiata dall'uomo in base alla sua cultura ed esperienza. Ma di questi tempi il giardino è anche un campo di battaglia ideologico ed etico fra l'«utopia suburbana» del prato sempre perfettamente curato e la ribellione antinomiana dei cultori della wilderness, discepoli di Thoreau. Per fortuna esiste un terzo partito – quello che fu, ad esempio, di Alexander Pope, che agli architetti del paesaggio suoi contemporanei consigliava semplicemente: «Consulta sempre il Genio del luogo». Pollan – che di Pope condivide l'ironia e il buonsenso, oltre che il piglio eclettico da filosofo, umorista, narratore e polemista – sa da quale parte schierarsi, e lo fa nel modo che più gli è congeniale: con questo volume, che riesce a essere al tempo stesso esilarante autobiografia, racconto di un'odissea intellettuale e brioso trattato di giardinaggio empirico-teorico
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