Descrizione della casa editrice
2003, settantacinque dissidenti arrestati e tre condanne a morte. Ma prima e dopo è accaduto dell'altro: dalla visita di Carter alla risposta di Castro, dalla rielezione di Bush alla mano tesa di Zapatero. 2003-2005: attualità e protagonisti dell'isola dei Caraibi che molti amano e tanti odiano.
"Cuba non è un'isola, le isole sono due, tanto per semplificare la prospettiva di noi che guardiamo da lontano. Ma diventano tre o quattro nella considerazione delle isole che i cubani dell'esodo hanno portato altrove - Miami e Spagna, soprattutto - dove rimpiangono la patria perduta. Analisi complicate da sentimenti talmente radicati nella storia di ogni persona da oscurare la realtà complessiva con la quale chi vive a L'Avana ogni mattina deve fare i conti. Quando si parla di Cuba, l'interpretazione prevale sulla concretezza dei problemi liberando definizioni che paradossalmente racchiudono una parte di verità: ultimo paradiso del socialismo, dittatura sclerotica, cattedra di pace ed equità sociale, democrazia negata da uno Stato di polizia. Elenco lunghissimo, le cui contraddizioni sembrano inconciliabili. Perché la testimonianza di intellettuali, scrittori e giornalisti, le analisi di chi osserva L'Avana come prigione da liberare, e le osservazioni della sinistra europea che da vicino-lontano interpreta la situazione senza negare la simpatia ma lasciando intendere che il tempo allarga l'impazienza, stabiliscono un rapporto parziale con la realtà. Quando è cominciata la marcia di Fidel Castro, il mondo era diverso. Morto Stalin, le strategie di Mosca cambiavano faccia, solo la faccia. Eisenhower governava gli Stati Uniti e dieci presidenti si sono seduti alla Casa Bianca, alcuni raddoppiando il mandato, mentre Castro è sempre lì. Ogni volta il discorso Cuba ricomincia dal passato, mezzo secolo di rabbie ed entusiasmi avrebbero dovuto abbozzare conclusioni razionali lasciando perdere l'infantilismo su cui soffiano le propagande, la cui meccanica si è trasformata dopo la caduta del Muro. Orfano della solidarietà dell'Europa del "socialismo reale", Castro è rimasto solo: a parte l'internazionalismo degli slogan. Solo anche nei conti di chi perde clienti sicuri che garantivano l'80 per cento degli scambi: dileguandosi, ne hanno stravolto l'economia." (Dalla Prefazione di Maurizio Chierici)
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